gnoccata

50 anni di Gnoccata

Mezzo secolo della Gnoccata!
Ormai una delle feste tradizionali popolari di #Firenze, nata nella piccola frazione di #Serpiolle.
In questi 50 anni si sono avvicendate tante generazioni e proprio in questi giorni eravamo abituati a ritrovarci, decine di volontari di tutte le età, per sorridere insieme, abbracciarci e preparare delle pietanze tradizionali, per i nostri affezionati buongustai, con grande impegno e professionalità.
Il Paese vive in questi 4 giorni una sensazione di gioia, spensieratezza, aggregazione e si gustano piatti a base di polenta, cucinata in varie maniere, della tradizione Toscana.
Ma una festa deve essere una festa e per i nostri 50 anni avevamo previsto grandi cose e grandi festeggiamenti.
Purtroppo viviamo un momento particolare e la salute dei volontari e dei nostri avventori viene prima di tutto.
Pertanto abbiamo deciso di rimandare i festeggiamenti all’edizione 2021.
Tenetevi in forma perché vi aspettiamo, ancora più carichi, con la nostra impareggiabile polenta! 😎💪
La Presidente Vania Paoli
Ecco un racconto e un ricordo da chi l’ha vista nascere.
✍️✍️
FESTA DELLA GNOCCATA 2020
50° ANNIVERSARIO
Ricordo,
il mio paese, poco più di seicento anime, era come quello descritto dal Guareschi: i comunisti da una parte, i democristiani dall’altra. Tutti accomunati però da un istinto e un sentimento di civile convivenza. E questa che voglio raccontarvi è la mia storia sulla nascita della gnoccata:
Siamo agli inizi degli anni ‘70,
parlerò soprattutto dei giovani e dei ragazzi di quell’epoca; c’era chi studiava e qualcuno di loro era prossimo agli esami di maturità. C’era chi già lavorava e chi invece avrebbe proseguito gli studi universitari.
Facevo anch’io parte di questi giovani ed eravamo una generazione da poco emancipata: qualcuno aveva la macchina, conquista di pochi.
Ci ritrovavamo subito dopo pranzo, la domenica pomeriggio, al circolino; una gara a proporre tra l’andare al cinema o esplorare qualche caratteristico borgo.
Il nostro circolino, credo che a quel tempo barcollasse un po’. Tra una festa di partito e poco altro, riusciva a malapena a sostentarsi. La facciata stava sgretolandosi e occorrevano soldi per la manutenzione. Purtroppo, a Serpiolle (come in altre realtà di quell’epoca) c’era un po’ il blocco per quello che riguarda il sentimento popolare del ritrovarsi tra la gente. Gli eventi e le feste che prima ci riunivano, in questi anni non riscuotevano più il solito successo. Anche alla chiesa non andava meglio dopo l’ultima processione di pochi anni prima.
Con i miei amici, Riccardo, Sonia, Marta, Paolo e Mauro, iniziammo i nostri giri per la toscana. Sagra del fungo qua, sagra del fico là, sagra dell’uva all’Impruneta e infine Lucignano: sfilata di carri allegorici un po’ tra lo storico e la festa dell’uva popolare.
Con Riccardo si pensava continuamente a Serpiolle, ormai ridotta a punto di ritrovo e nulla più. E pensavamo soprattutto al circolino. Cominciammo a “vaneggiare” circa qualcosa da poter fare a Serpiolle.
Trovai un libro, “TOSCANA IN FESTA”, che comprai coi miei risparmi, e da questo prendevamo spunto per le nostre escursioni domenicali.
Avevamo sempre più voglia di far rivivere qualcosa a Serpiolle: serate intere prima di andare a letto, ricordando la festa del grano, le varie feste dell’Unità, le feste dell’Avanti, la squadra della Fiorentina portata dal signor Borselli e le processioni, Corpus Domini e Madonna del Rosario. E allora?
Insistevamo nelle nostre “pensate”. Era diventato un impegno… Con Riccardo, Sonia, Marta e Mauro, i dopo cena, passati in camerina mia a pensare, parlare, e cercare un’idea. Scartando le varie sagre di fichi e simili dal sapore di “già visto”, finalmente ecco l’idea!!! La farina di mais… in parole povere la polenta!
Si fa presto a dir polenta…
…polenta…
…polenta fritta…
…gnocchi…
ecco la parola chiave. L’illuminazione!
Il mio babbo si affaccia alla porta della cameretta per darci la buonanotte, da buon macellaio era stanco e l’indomani avrebbe dovuto alzarsi presto, ma vedendoci in difficoltà per come intitolare la nostra manifestazione, dopo essersi fatto raccontare le nostre intenzioni ci dice: “chiamatela GNOCCATA!”.
E gnoccata fu!
Altro problema; c’era da presentare il programma al circolo… non facile perché si veniva dal teatrino dei ragazzi, esempio di impegno intellettuale dell’epoca.
Finalmente il gruppo dei nostri presenta il programma: fumanti polente fatte e portate dalle donne del paese, qualche gioco di intrattenimento e null’altro.
Il primo anno, tra compaesani andò così.
Ora, c’era da sapere per l’anno successivo se continuare o no.
E così una sera, riunito il Consiglio di allora sul da farsi, eravamo i soliti amici, nella stanza accanto alla presidenza, fremendo, perché sentivamo voci, le più discordanti.
Sudavamo…
aspettavamo…
pregavamo…
Ringraziando Bruno Paoli, la festa ci venne nuovamente concessa.
Una vittoria! Sia per il circolo, che per noi ragazzi. Ed anche per il mio babbo.
E per tutti quelli che il circolo avevano contribuito prima a costruirlo (fra cui mio nonno), e poi a farlo vivere fino agli anni ‘70 con il loro incessante impegno…
Ricordo con piacere “il ragioniere” Costante Taiuti, che portandogli i soldi dei vari giochi in corso alla festa, senza espressione trasparire, accoglieva e felice contava.
E le donne di Serpiolle che sfornavano polente per tutti.
I giochi di intrattenimento all’inizio furono semplicissimi: tiro alla fune, albero della cuccagna. Non c’erano solo gli abitanti di Serpiolle ma cominciarono a venire a trovarci anche dalle zone limitrofe. Iniziammo la pesca di beneficenza; prima con doni della popolazione e di qualche azienza benevola, poi negli anni cominciammo a comprare cose più importanti da mettere in premio. Intanto, la Franca, la Sonia ed altre, passavano l’estate girando numerini da incastrare nei tubetti di pasta pronti per la pesca.
Qualche anno dopo iniziammo a dividere il paese in rioni ed a fare dei drappi da appendere alla finestre con chilometri di stoffa comprate a Prato e fatte cucire in casa dalle donne, Serpiollesi e non. Una volta cuciti, li portammo porta a porta.
Che gioiosa fatica!
Intanto negli anni si evolveva il programma della festa; la domenica mattina, all’inizio corsa in bicicletta e poi a piedi.
A questo punto ricordo Tiziano Trallori che per le due precedenti domeniche portava i volantini in tutto il circondario aiutato dal figlio Giacomo, nostro amico fraterno e da quel che ricordo, anche da Maurino.
La pubblicità era fatta attraverso il ciclostile. Mani intinte di inchiostro ma felici. I quartieri diventarono: Galli, Governatori, Derina, Masse, Molino-Fornaci.
Iniziammo le sfilate, le gare di ballo, la caccia al tesoro.
Per la domenica pomeriggio, suonavano varie bande, di anno in anno dalle caratteristiche diverse.
Mancava ancora qualcosa: arriviamo ai carri e alle sfilate dei bambini in costume con i colori delle contrade. Che gioia!
Dopo un po’ e per qualche edizione, illuminammo le nostre case con lumini di cera dentro bicchieri comprati dall’azienda di un amico che li produceva. La sera, che suggestiva visione, il paese scintillante! Dopo due anni però, durante una edizione particolarmente piovosa, i lumini si spegnevano e l’idea fu abbandonata.
Alle 15,30 tutti alla finestra, sulle terrazze e per la strada. Ogni famiglia con i propri parenti invitati per l’occasione.
ECCO LA FESTA DELLA GNOCCATA SECONDO ME.
Marcello Cellai

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