si vive una volta sola

Cinema sotto le stelle – Si vive una volta sola

Cinema sotto le stelle – Si vive una volta sola

Regia di Carlo Verdone. Un film con Carlo Verdone, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Max Tortora, Mariana Falace. Cast completo Genere Commedia

 

Il professor Umberto Gastaldi è un chirurgo di fama che dirige un’équipe dì fedelissimi: il suo assistente Corrado Pezzella, la strumentista Lucia Santilli e l’anestesista Amedeo Lasalandra. A unirli non è solo la medicina ma una comune inabilità nel far coesistere la propria affermazione professionale con una vita personale decente, e la passione per gli scherzi che hanno come target loro stessi, soprattutto il tenero Amedeo. Gli scherzi sono crudeli come quelli che architettavano i protagonisti di Amici miei, e come nel film di Monicelli contengono una buona dose di malinconia e di solitudine esistenziale, ma anche quella immaturità che, intorno ai 60 anni, diventa facilmente patetica. Quando però si viene a scoprire che uno di loro è a sua insaputa affetto da una malattia terminale la voglia di scherzare si trasforma nel desiderio di stringersi l’uno all’altro, con l’escamotage di una (ultima?) vacanza nel Salento.

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il sesso degli angeli

Cinema sotto le stelle – Il sesso degli angeli

Cinema sotto le stelle – Il sesso degli angeli

Regia di Leonardo Pieraccioni. Un film con Leonardo Pieraccioni, Sabrina Ferilli, Marcello Fonte, Gabriela Giovanardi. Genere Commedia.

Don Simone è il parroco della Chiesa degli Angeli a Firenze, popolata quasi solo da donne anziane che recitano il rosario in automatico. È già stato ammonito due volte dalla Curia romana per i suoi metodi poco ortodossi che puntano ad avvicinare la Chiesa ai giovani, ma l’unico ragazzo che ha vicino è Finizio che, insieme al sagrestano Giacinto, gli dà una mano mentre la chiesa cade a pezzi. La fortuna però sembra venire in soccorso a Don Simone: un notaio lo informa di aver ricevuto in eredità da uno zio un immobile di lusso a Lugano e un’attività avviata e redditizia. L’ultima volontà di zio Waldemaro però è che entro sette giorni Simone accetti l’eredità: ma solo dopo essersi recato in Svizzera a fare un sopralluogo.

Leonardo Pieraccioni si cala nei panni del prete Simone che, una volta arrivato a Lugano, scoprirà che l’immobile lasciato dallo zio è in realtà una casa di appuntamenti, e la lucrosa attività che ospita è la prostituzione di un gruppo di bellissime squillo d’alto bordo, capitanate da una tenutaria di nome Lena che ha le gradevoli fattezze di Sabrina Ferilli. Il dilemma è dunque quello fra accettare l’eredità e fare fronte ai problemi economici della Chiesa degli angeli, o rifiutare in nome dell’etica personale e religiosa.

 

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il ritratto del duca

Cinema sotto le stelle – Il ritratto del duca

Cinema sotto le stelle – Il ritratto del duca

Regia di Roger Michell. Un film con Jim Broadbent, Helen Mirren, Fionn Whitehead, Matthew Goode, Aimee Kelly. Cast completo Titolo originale: The Duke. Genere Commedia

 

Newcastle, 1961. Kempton Bunton ha sessant’anni e qualcosa da dire, sempre. Contro il governo, contro la stupidità, contro l’ingiustizia sociale soprattutto, che combatte come Robin Hood nella Contea di Nottinghamshire. Ma la battaglia più strenua è quella domiciliare con Mrs. Bunton, la consorte inasprita dalla vita e dalla morte prematura della loro figlia. Kempton scrive drammi che nessuno leggerà e si batte con la BBC per abolire il canone agli anziani e ai veterani di guerra. Metà del tempo lo passa a opporsi, il resto a cercare un lavoro. Per contribuire all’economia familiare, il figlio minore ruba alla National Gallery il ritratto del Duca di Wellington. Rimproverato il suo ragazzo per il gesto, Kempton ne diventa complice chiedendo un riscatto al governo inglese da reinvestire in opere di bene. L’imprevisto, però, è dietro il corner.

Autore di una commedia romantica divenuta un classico (Notting Hill), Roger Michell firma un film (britannico) tagliato per gli Oscar.

 

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ennio

Cinema sotto le stelle – Ennio

cinema sotto le stelle ENNIO

Regia di Giuseppe Tornatore. Un film Da vedere 2021 con Ennio Morricone, Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Oliver Stone, Wong Kar-wai. Genere Documentario.

 

Giuseppe Tornatore ha collaborato col Maestro – definizione per una volta appropriata – in un arco temporale che va da Nuovo Cinema Paradiso (1988) a La corrispondenza (2016), frequentandolo per circa trent’anni. Nel 2018 ha scritto “Ennio. Un maestro” (Harper Collins), intervista fluviale e conversazione franca, a trecentosessanta gradi: in Ennio ne riprende argomenti, andamento cronologico e tono disteso, modesto, autocritico con cui Morricone si era concesso alle sue domande. Attorno a lui, nel film, una schiera di musicisti, registi, colleghi ed esperti portano testimonianze rilevanti e inerenti una carriera straordinaria, che supera il concetto di prolifico: centinaia le opere firmate, da Il federale (1961) all’unico Oscar vinto per una colonna sonora, The Hateful Eight nel 2016, a 87 anni.

 

Morricone – che, come tutti i classici, non morirà mai e di cui è quindi legittimo parlare al presente – vive perennemente con la musica in testa e va a tempo anche quando fa esercizio fisico sul tappeto di casa.

 

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corro da te

Cinema sotto le stelle – Corro da te

 

Cinema sotto le stelle – Corro da te

Regia di Riccardo Milani. Un film con Pierfrancesco Favino, Miriam Leone, Pietro Sermonti, Vanessa Scalera, Pilar Fogliati.

Gianni ha quasi 50 anni e passa da un’amante all’altra, fingendo con ognuna di essere una persona diversa. Alla morte della madre si reca nella modesta casa in cui è cresciuto e incontra la vicina Alessia, che per sbaglio lo crede confinato ad una sedia a rotelle. Gianni alimenta l’equivoco perché Alessia si occupa di disabili e lui cerca di aggiungerla alla sua lista di conquiste. Ma la ragazza ha altri progetti: gli presenta la sorella Chiara, davvero paraplegica, sperando che fra i due scocchi la scintilla. Cosa che puntualmente succede anche se Gianni, che ha sempre evitato qualsiasi prossimità alle limitazioni fisiche, si auto convince che conquistare Chiara sarà un ennesimo modo per ribadire agli amici la sua fama di tombeur des femmes.

Corro da te è il remake italiano della commedia francese Tutti in piedi, che ha conquistato il pubblico d’oltralpe con un mix di political incorrectness e afflato romantico.

 

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freaks out

FREAKS OUT

FREAKS OUT

Regia di Gabriele Mainetti. Un film Da vedere 2021 con Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini.

 

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C’è una guerra sporca che brucia il mondo e i diversi. In quella guerra sporca c’è un circo e dentro al circo quattro freaks che strappano sorrisi all’orrore. Matilde è la ragazza ‘elettrica’, Fulvio l’uomo lupo, Mario il nano calamita, Cencio il ragazzo degli insetti. A guidarli è Israel, artista ebreo e ‘terra promessa’, che ha inventato per loro un destino migliore. Assediati dai nazisti, che hanno occupato Roma e soffocato ogni anelito di libertà, decidono di imbarcarsi per l’America ma inciampano nell’ambizione divorante di Franz, pianista tedesco e direttore artistico del Zirkus Berlin, con troppe dita e poco cuore. Strafatto di etere, Franz vede il futuro e vuole cambiarlo: la Germania non perderà la guerra. A confermarlo sono i suoi deliri, a garantirlo i superpoteri di Matilde, Fulvio, Mario e Cencio. A Franz non resta che scovarli.

Davanti a Freaks Out, e dopo Lo chiamavano Jeeg Robot, non abbiamo più dubbi, Gabriele Mainetti è il mago di Oz del cinema italiano.

Un uragano che ci solleva dalla monotonia della produzione nazionale per precipitarci nella terra dell’avventura, dove sopravvivono creature fantastiche in cerca del loro cuore o del loro coraggio per sconfiggere la paura e una strega, sempre crudele e ciarlatana. Non si allontana troppo dalle rive del Tevere, Mainetti che lascia il cuore del ciclone per sbarcare nel regno della narrazione fantastica nutrita di Storia. Una ‘storia’ nota che il suo film ‘mette in pericolo’ attraverso un nazista più nazista degli altri, decisamente antisemita e ostinato a vincere la guerra, perché ha già visto il futuro e la morte del Führer.

Mainetti confonde i fatti reali (l’occupazione di Roma) con gli avvenimenti immaginari (l’arrivo del Circo Mezzapiotta). Cortocircuitando l’esperienza romanzesca e l’illusione di realtà storica, immagina un pianista pazzo che usurpa a Chaplin l’energia burlesca per ridere e irridere l’intolleranza e la tirannia. Da qualche parte tra il gaio dittatore di Mel Brooks e il grande dittatore di Charlie Chaplin, Franz Rogowski torce e rivolta il corpo per entrare meglio nella pelle dell’altro, soprattutto di quello che si detesta.

Giocoliere con mappamondo e bastone (una pistola a canna lunga), l’attore tedesco sa bene che i dittatori sono registi e segretamente coreografi. Sempre comicamente in controtempo, infila in Freaks Out danze improvvisate, balzi e sbalzi di umore perché Franz combatte una battaglia contro il mondo non troppo lontana da quella dei suoi antagonisti, mostri come lui fuori dal circo. Ma se il primo schiverà la realtà senza fine, nascondendo dietro la divisa la propria anomalia, i nostri ci affonderanno temerariamente. Persino Cencio, il più pavido tra loro finirà per volare alto “senza aria e senza rete”.

Alla caricatura distruttiva del nazismo trionfante, Mainetti oppone ancora una volta un eroe, quattro eroi popolari, poveri diavoli e nobili attori che maneggiano il grottesco con brio. Riconfermato Claudio Santamaria, riconoscibile dietro al pelo mannaro, assolda Pietro Castellitto, silhouette albina e in contropiede costante, Giancarlo Martini, clown incipriato e ‘dotato’ di magnetismo, e Aurora Giovinazzo, orfana ‘luminosa’ che dirige i codici del film storico verso l’intrattenimento mutante.

UNA FAMIGLIA VINCENTE - KING RICHARD Regia di Reinaldo Marcus Green. Un film con Will Smith, Saniyya Sidney, Demi Singleton, Aunjanue Ellis, Tony Goldwyn.

UNA FAMIGLIA VINCENTE – KING RICHARD

UNA FAMIGLIA VINCENTE – KING RICHARD
Regia di Reinaldo Marcus Green. Un film con Will Smith, Saniyya Sidney, Demi Singleton, Aunjanue Ellis, Tony Goldwyn.

 

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All’inizio degli anni ’90, Richard Williams è un ex atleta che vive a Compton, in California, con la moglie Brandy, le tre figliastre e le sue due figlie naturali: Venus e Serena. Convinto che le sue ragazze diventeranno future campionesse del tennis, le allena tutti i giorni nei campi liberi del loro quartiere malfamato e visita instancabilmente i principali tennis club dello Stato per convincere le alte sfere del tennis a prendere le figlie sotto la loro ala. Insistente e autoritario, Richard guiderà e seguirà passo passo le carriere di Venus e Serena (quest’ultima più giovane di due anni dalla sorella), arrivando a realizzare tutti i suoi sogni, anche a costo di perdere la stima della moglie.

A carriera quasi conclusa, Venus e Serena Williams, le due tenniste più vincenti e probabilmente più forti di sempre, avvallano in qualità di produttrici esecutive una biografia che celebra il loro padre, padrone ed allenatore e ne esalta la figura di sognatore testardo.

Il problema con lo sport al cinema – soprattutto quando e se americano – è il solito: la sua assenza. Anche quando è il fulcro del racconto, il motivo per cui eroi ed eroine si dannano l’anima per raggiungere i loro scopi. In King Richard il centro del discorso è rappresentato più precisamente dal protagonista, il “re” Richard Williams interpretato da Will Smith, idolatrato dalle sue suddite (Venus e Serena) e talvolta inquadrato sotto una luce sinistra giusto per rendere più scolpita e credibile la figura statuaria.

Fa però un certo effetto che nelle due ore e venti di film diretto da Reinaldo Marcus Green e scritto da Zach Baylin, in cui il tennis dei primi anni ’90 viene passato in rassegna, con attori e attrici che interpretano Jennifer Capriati, Arantxa Sánchez Vicario, John McEnroe, Pit Sampras e allenatori come Rick Macci e Paul Cohen, non si senta mai parlare di gioco, di stile, di tattiche e colpi, ma semplicemente, come da prassi per l’individualismo americano, di convinzione, volontà, umiltà e voglia di vincere. Manco a dirlo, di tennis giocato se ne vede pochissimo, e di quel poco tutto è ricondotto al singolo gesto, al colpo che delle straordinarie doti di Venus e Serena Williams non dice nulla.

Lo sport – qualsiasi sport – si dimostra quindi impossibile da ricostruire al cinema: perché la sua visione non è cinematografica; perché lo sport può e deve fare a meno del montaggio; perché, ancora, una partita si basa sull’attimo irripetibile e dunque è refrattaria per definizione al racconto e alla fine.

Per tutte queste ragioni – e in definitiva perché elude il centro del proprio discorso, anche ammettendo che non è un film su tennis ma un film su un uomo – King Richard, al di là della veridicità storica di molti suoi passaggi, è un’operazione mistificatoria. Il problema, ancora, è che un film di finzione può infischiarsene dell’accuratezza, ma ha l’obbligo di rendere credibile la costruzione dei suoi personaggi e del suo mondo: e in questo, onestamente, King Richard fallisce in pieno, a meno di non considerare la parola “re” come una lente distorta attraverso cui giudicarlo.